Credo che a tutti sia capitato di vedere lo spot televisivo di PittaRosso con Simona Ventura. Per i fortunati che se lo sono persi, si può descrivere molto facilmente: un gruppo di persone capeggiate dalla Ventura improvvisa un ballo di gruppo stile macarena sulle note di “PittaRosso scarpe a più non posso” (se volete, potete vedere con i vostri occhi cliccando su questo link). Da quando è stato lanciato pochi mesi fa è stato ridicolizzato attraverso diverse parodie e ha ricevuto tanti tanti commenti negativi. Molti l’hanno definita la pubblicità più brutta della storia.
Per questo sono rimasta stupita quando ho scoperto che Pittarosso ha deciso di portare avanti la campagna chiedendo di postare video e selfie in cui si reinterpreta il video ufficiale utilizzando l’hashtag #BalloPittaRosso. Non ne avevano avuto abbastanza? Questa operazione ha scatenato una nuova ondata satirica sui social: c’è chi si chiede cosa sia successo ai creativi italiani, chi propone il tribunale dell’Aja, chi semplicemente non può crederci.
Anch’io sono rimasta stupita all’inizio, ma poi mi sono convinta che le menti diaboliche dietro a questa campagna abbiano scelto la strada del “bene o male purché se ne parli”. Infatti online se ne sta parlando tantissimo. Spesso ci si preoccupa dei commenti negativi online, ma la dura realtà è che sono i più facili da scatenare. Ricordiamoci che non si parla male del prodotto, ma dello spot. E intanto la parola PittaRosso gira tantissimo e anche i link alle pagine sui social, come al loro sito.
Rimane una domanda: saranno partiti con quest’idea o hanno semplicemente cavalcato l’onda quando hanno realizzato di aver messo online la pubblicità più brutta della storia?